Il proseguo della grande mostra è pensato per focus allo scopo di esaltare Martini attraverso i suoi grandi capolavori (seconda sezione).
Come nella mostra del 1967, saranno collocate in apertura il Leone di Monterosso – Chimera, e quel Figlio prodigo che fu scelto come manifesto della mostra. La conformazione fisica del museo consente di riservare ciascuna sala ad un preciso focus intorno ad un singolo capolavoro. Valga come esempio, la sala riservata alla Donna che nuota sott’acqua, di cui sarà dedicato un focus speciale. Per la prima volta sarà presentato, accanto al marmo, anche il bronzo ‘preparatorio’ mentre le tecnologie multimediali restituiranno l’illusione di entrare sott’acqua. Una sala coinvolgente e inattesa sarà dedicate al confronto tra La Pisana e Donna al sole. Due nudi di donna che sono una melodia armonica, il giorno e la notte, avvicinate per la prima volta in un allestimento. Due opera che sono una sublime espressione di quel vortice di sensualità e grazia, sfrontatezza e fascino, che tanto avevano conquistato e ammaliato Martini. E ancora Tobiolo, opera che ottenne per la prima volta unanimi consensi a Milano, Venezia, Parigi. Pubblicato sulla prima pagina del “Corriere della Sera” del 17 maggio 1935, segna una sorta di consacrazione nella carriera di Martini. Al Tobiolo che stringe nelle mani un pesce sarà accostato il più tardo Tobiolo “Gianquinto” che presenta una impostazione iconografica innovativa, in linea con gli esiti della Tuffatrice e il Pugile in riposo.
E ancora, la monumentale Sposa felice del 1930, presentata per la prima volta alla Quadriennale di Roma e da oltre 30 più esposta: un gesto di spontanea esultanza in un tripudio di forme, ornamenti, rigonfiamenti a sottolineare letizia e gaudio.
Altri ambienti saranno riservati ad altri capolavori monumentali, come Il bevitore, Ragazzo seduto (alcune delle grandi terracotta di Martini, di rara potenza espressiva), La veglia eccetera.
Capolavori svelati in mostra
Non mancheranno le novità, opere mai viste, come il mastodontico Sacro Cuore (3,20 m di altezza), la prima scultura su tema sacro eseguita dallo scultore. Il gesso, modellato nel 1929 quando si trovava a Monza per la chiesa di Vado Ligure, fu rifiutato perché ritenuto incongruo rispetto ai tradizionali canoni dell’arte sacra: gelosamente conservato dall’artista nella sua casa-museo sarà esposto in una mostra per la prima volta.
Altro gesso assicurato in mostra dalle grandi proporzioni (2,5 metri di altezza) ed esposta nella lontana mostra del 1967 è La Sposa Felice. Comparve per la prima volta alla I Quadriennale di Roma, quella vinta da Martini, è un tripudio di ornamenti, pizzi, rigonfiamento di tessuti. Celebre perché lo scultore stesso (ecco il genio e la pazzia assieme) scalpellò via il volto.
Quasi per celebrare l’ultima grande monografica, quella del 1967, ecco il celebre Tito Livio – il marmo è nell’atrio del Liviano a Padova – sarà in mostra grazie al calco realizzato per quella mostra trevigiana: il gesso recuperato e restaurato sarà affiancato per la prima volta dal suo bozzetto preparatorio.
Molti altri capolavori completeranno questa ampia sezione che occuperà tutto il piano terra del museo, un itinerario fisico sviluppato sugli spazi attorno ai due recuperati antichi chiostri rinascimentali.