Partendo da queste premesse, i primi autori Ubaldo Gioia e Sara Tavella, ricercatori di Ifom, hanno individuato, attraverso l’uso di diversi sistemi cellulari in vitro, le cause molecolari alla base degli effetti deleteri del Covid, e ne hanno trovato conferma in vivo, sia in sistemi modello murini di infezione, sia in tessuti post-mortem derivati da pazienti Covid.
«Quello che abbiamo osservato – illustrano Gioia e Tavella – è che Sars-CoV-2, una volta entrato nella cellula, ne dirotta i processi fondamentali, costringendola a smettere di produrre deossinucleotidi, i “mattoni” del Dna, per farle produrre i ribonucleotidi ovvero i “mattoni” che servono a sintetizzare l’Rna della cellula e, soprattutto, quello del virus. È proprio questa alterazione del processo cellulare operata dal virus a proprio vantaggio a consentire l’esplosiva replicazione virale all’interno della cellula infetta».
Una conseguenza di tale sfruttamento dei meccanismi cellulari da parte del virus risulta essere la carenza di deossinucleotidi: «La cellula – descrivono i ricercatori – non riesce a replicare adeguatamente il proprio Dna e accumula danni nel suo genoma. Abbiamo scoperto inoltre che il virus, oltre a causare la rottura del Dna per mancanza di deossinucleotidi, interferisce anche con i meccanismi cellulari di riparazione di questo Dna danneggiato, inibendo una particolare proteina (la 53BP1) essenziale per il processo di riparazione».
Questi due eventi, danneggiamento del Dna e inibizione della sua riparazione, hanno effetti drammatici sulla cellula infetta e sui pazienti. «Tra questi – commenta d’Adda di Fagagna – sicuramente il precoce invecchiamento delle cellule, detto senescenza cellulare, e l’associata produzione di citochine infiammatorie. Non a caso la principale causa dei sintomi più gravi nei pazienti affetti da Covid è proprio un’eccessiva produzione di citochine infiammatorie, nota come “tempesta di citochine”. In base ai risultati ottenuti abbiamo evidenziato come l’accumulo di danno al Dna, l’unico componente insostituibile delle nostre cellule, possa dare un contributo importante alla tempesta infiammatoria scatenata dal virus».