Gioia e Tavella aggiungono un altro elemento: «Fornendo alle cellule infettate un supplemento di deossinucleotidi abbiamo dimostrato che, riducendo il danno al Dna causato dal virus, abbattiamo anche i livelli di infiammazione».
«È importante sottolineare – precisa d’Adda di Fagagna – che senescenza cellulare e infiammazione cronica sono alla base dei processi di invecchiamento, che esso sia fisiologico o patologico, e infatti molti scienziati stanno scoprendo sempre più frequentemente evidenze di un invecchiamento accelerato in casi di gravi di Covid. In questo senso sarà importante studiare anche la correlazione tra queste nostre nuove scoperte e condizioni quali il cosiddetto long Covid, per sviluppare nuovi trattamenti farmacologici che limitino gli effetti di tale patologia».
Questo studio – conclude d’Adda di Fagagna – non sarebbe stato possibile senza l’indispensabile collaborazione dei laboratori dell’Icgeb di Trieste condotti da Alessandro Marcello e Serena Zacchigna che hanno compiuto gli esperimenti di infezione virale e analisi di materiale da pazienti».