Mangiare in risposta allo stress, un comportamento definito anche “fame emotiva” (emotional eating) è associabile a rischi per la salute del cuore, in particolare a un’incidenza più alta di disfunzione diastolica. Lo rivela uno studio dell’Inserm, l’Istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicina, che ha messo a confronto comportamenti alimentari e salute del cuore in un gruppo di oltre 1.000 persone (adulti e adolescenti) in un ampio arco di tempo (oltre vent’anni).
L’importanza di questo studio, come sottolineano i commenti di diversi esperti, è che si concentra sugli effetti di alcuni comportamenti relativi all’alimentazione, invece che considerare solamente la composizione della dieta. Secondo Martha Gulati, direttore della cardiologia preventiva allo Smidt Heart Institute, Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles (Usa):
questo studio è importante perché di solito i cardiologi e i medici in generale, valutano il cibo che le persone mangiano e non si chiedono che cosa li spinge a mangiare”.
Lo studio ha valutato i riflessi sulla salute del cuore di tre atteggiamenti psicologici verso il cibo
Nello studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology, i ricercatori hanno esaminato i dati di 916 adulti e 193 adolescenti partecipanti allo STANISLAS (Suivi Temporaire Annuel Non-Invasif de la Santé des Lorrains Assurés Sociaux), una coorte familiare longitudinale.