Nella Giornata Internazionale della Donna una ragione in più per perseguire la parità di genere: porta una maggiore aspettativa di vita, per tutti.
Dove la forbice tra i diritti delle donne e quelli degli uomini è meno ampia non solo si vive meglio, ma anche – e di conseguenza – più a lungo. La parità di genere è direttamente collegata all’aspettativa di vita, femminile e maschile: è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS Global Public Health il 6 marzo, giusto in tempo per la Giornata Internazionale della Donna.
NESSUNO RESTI INDIETRO. In base a quanto emerge dalla ricerca, benché a beneficiare in modo diretto da una maggiore parità di genere siano in primo luogo le donne, che ne guadagnano in salute e qualità di vita, i progressi nell’uguaglianza e nell’emancipazione femminile hanno ricadute positive anche sull’aspettativa di vita maschile, perché è la società intera a migliorare.
A spiegare meglio le ragioni di questa relazione è Cat Pinho-Gomes, ricercatrice del George Institute for Global Health nel Regno Unito e principale autrice dello studio: «Molti dei fattori che determinano quanto a lungo si vivrà, come le condizioni lavorative e di vita, l’esposizione all’inquinamento, l’accesso ai servizi sanitari, l’istruzione, il reddito e il supporto sociale, sono stratificati con le differenze di genere nel mondo».
NELL’EQUITÀ SI PROSPERA. Pertanto rimuovendo i pregiudizi che, per esempio, ostacolano l’accesso agli studi superiori per le ragazze, a trarne beneficio saranno senza dubbio le studentesse, che avranno l’opportunità di trovare un lavoro più qualificato, con un salario più alto e un reddito migliore, ma anche i loro mariti, i loro figli e il resto delle comunità in cui sono inserite. «Mano a mano che i Paesi progrediscono in direzione di una maggiore parità di genere e alle donne viene data l’opportunità di partecipare più pienamente alla vita politica, economica e sociale, l’interà società ne raccoglie i frutti», conferma Pinho-Gomes.